07. Continuo/spezzato


Continuo/spezzato, coppia solo apparentemente secondaria, ma ricca di implicazioni (e sorprese).

Il labirinto del Faro di Lequeu è un esempio strardinario. Nella circolarità prevalente della composizione si esprime in questa coppia la metafora della vita. Le spezzature e i ritorni del labirinto sono preludio al compimento di una ascesa continua e regolare (sempre circolare) per giungere in modo stabile al compimento visivo. Dal tatto alla vista e viceversa, in ciò la memoria assume il significato di capacità di elaborazione razionale che pone in gioco tutto l'essere.





La cultura moderna, e con essa l'architettura, mostra tuttavia questa coppia scissa nei suioi termini, a volte anche in contrasto. La danza intorno alla macchina distrutta del film Metropolis di Lang enfatizza all'estremo questo contrasto.




può ben essere associata a questa immagine di cittò di Citroen.



In entrambi i casi lo spezzato rimanda non a caso a una stagione archetipica della continuità tattile prima ancora che visiva ed è proprio questa rottura, vissuta come perdita a essere motivo ideativo fertile. Nell'ambito del neoplasticismo, è noto il caso del dipinto di vanDoesburg "Costruzione colorata".



che richiama alla realizzazione di Rietvelt di casa Schroder a Utrecht.



In entrambi i casi si tratta della composizione di superifici e piani continui in forme e volumi spezzati se considerati nelle reciproche relazioni. Non nuova è dunque la realizzazione di Frank O Gery "Dancin house" a Praga: si avvere la sostituzione e composizione delle forme anziché ad angolo retto, secondo studiate dissimmetrie e angoli acuti o ottusi.




Più convincente è la realizzazione di Gabetti e Isola ad Ivrea: una parete continua che spicca dal rilievo del terreno, spezzata in modo rigolare e ritmato da elementi verticali. Nalla sua essenzialità può essere considerata di molte architetture che fanno ottengono attraverso la simmetria e la regolarità compisizioni di elementi continui e spezzati. Spesso questo effetto è però ottenuto in termini visivi dimenticando che al tatto rapprresenta nelle sue studiate regolarità, una sorta di scrittura.




Circostanza ben capita da Burri nella realizzazione del Cretto di Gibellina: la topografia dell'antico centro distrutto dal terremoto è riprodotta visivamente, ma soprattutto tattilmente con la possibilità di accesso e percorrenza: la memoria tattile trova qui alta espressione artistica.




Non a caso la scrittura per ciechi replica in miniatura, anche se per tutt'altre ragioni, la memoria tattile e spaziale. Questo qui di seguito è per esempio un caso in cui la miniaturizzazione di un percorso topografico è associata alla scrittura braille.




Numerose sono poi le suggestioni che la dicotomia continuo/spezzato potrebbe fornire all'architettura. Un albero tagliato di netto, con le radici beni piantate nella terra che si protendono nell'acqua. Chiudendo gli occhi e potendo toccare non si può non pensare al senso di violenza che trasmette la superficie continua del taglio dell'albero.




Parete continua e pavimento spezzato: uno dei tanti elementi di variazione tattile, qui prima tattile che visiva.



Al contrario qui la variazione si percepisce come prima visiva, poi tattile.



Rispetto al precedente, questo esempio risulta fuori accordo, come se esistesse una scala, non ancora codificata, di misura della sensazione. La spezzatura è esibita, composta come un insieme di rovine improbabili in quanto tenute assieme con supporti metallici. Ancora predomina il senso visivo.




Se si considera invece questa colonna nel parco archeologico di Selinunte, la spezzatura è comprensibile attraverso il ricordo dell'evento naturale e di conseguenza più accettabile.




Così come nella sua ironia è accettabile questa costruzione anonima ma non per questo significativa che non a caso mostra la spezzatura come ricordo di un accidente, di una sorta di rovina.




Numerosi sono i casi in cui questo tema è svolto, a volte inconsapevolmente, nella città contemporanea: un selciato (si ricorda qui la citazione di Proust), piuttosto che le tessere irregolari di un mosaico.






Di questa presenza i più accorti architetti ne hanno fatto motivo di attenzione e qualificazione delle loro realizzazioni. Si ponga attenzione, fra i tanti esempi, a questo particolare della casa di abitazione di Mario Ridolfi.




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